PSORIASI E STRESS: COME SONO LEGATI E COSA FARE PER GESTIRE QUESTA CONDIZIONE PSICOLOGICA

Alessandra Rosabianca

La psoriasinon è solo un problema dermatologico, ma una vera e propria patologia sistemica che si può associare a una forma di artropatia infiammatoria, l’artrite psoriasica, con conseguente dolore, gonfiore, rigidità alle articolazioni.

La malattia psoriasica (che comprende psoriasi e artrite psoriasica) può essere complicata da differenti comorbilità e dal coinvolgimento di altri organi. I sintomi possono essere lievi o gravi, e possono alternarsi a periodi di remissione. Oltre che sul piano fisico, si tratta di patologie che possono avere un impatto a livello psicologico e relazionale, in cui lo stress gioca un ruolo fondamentale.

Lo stress infatti è uno dei maggiori fattori correlati all’infiammazione cronica e può avere un effetto scatenante la psoriasi o accentuarne i sintomi. Conoscerlo meglio può quindi aiutare a gestirlo, con un conseguente impatto positivo sulle infiammazioni e sulle patologie infiammatorie.

CHE COS’È LO STRESS?

Tutti noi, in misura minore o maggiore, siamo soggetti a uno stress giornaliero che Selye (1936) descrive come una risposta adattiva del sistema corpo-mente alla rottura di un equilibrio.

Di per sé lo stress non è patologico, e può assumere un’accezione sia positiva che negativa.

Si parla infatti di stress “buono”, o eustress, e di stress “cattivo”. Il primo è indispensabile nella vita e induce l’organismo a reagire al meglio a un evento esterno. È funzionale ad attivare l’organismo e a produrre l’energia necessaria ad affrontare e superare gli ostacoli e le difficoltà di una situazione.

Lo stress “cattivo”, chiamato anche distress, è invece quella reazione disadattiva che assume un significato patogeno quando è prodotta in modo troppo intenso, per lunghi periodi di tempo, o quando è ostacolata nel suo regolare svolgimento, correlata a emozioni e reazioni fisiologiche negative.

Negli anni ’80 Lazarus e Folkman hanno introdotto il concetto di “stress psicologico” che mette in evidenza come lo stress non sia una condizione assoluta, ma piuttosto il risultato della nostra percezione.

Uno stress è tale, ed è più o meno intenso, in base al significato di minaccia che attribuiamo a un evento, alla considerazione che abbiamo delle nostre risorse per farvi fronte e delle opzioni che sentiamo di avere a disposizione.

Il livello di stress, quindi, non dipende solo dall’intensità e dalla durata della sollecitazione, ma anche dalla nostra capacità di fronteggiarla e dai significati che gli attribuiamo e dalla percezione che abbiamo della situazione, di noi stessi e delle risorse a disposizione.

MA COSA CI STRESSA DAVVERO?

Sicuramente ci sono alcune situazioni che sono più stressanti di altre però, come sappiamo, ognuno di noi è unico e risponde agli eventi in maniera diversa, per cui ciò che genera stress in una persona può essere di poco peso per un’altra. Così, di fronte allo stesso evento, individui diversi avranno vissuti e reazioni differenti.

Gli agenti stressanti, o stressor, sono tutti quegli stimoli che posso indurre una condizione di stress e comprendono stimoli di diversa natura, sia interni che esterni.

Tra gli stressor interni, troviamo pensieri e credenze disfunzionali. Solo per fare alcuni esempi: la difficoltà a dire di no, nella convinzione di dover accontentare tutti e nel desiderio di piacere a chiunque; la tendenza al perfezionismo, con la conseguente difficoltà ad accontentarsi e a essere soddisfatti di sé; oppure l’idea di dover essere sempre disponibili e reperibili, senza mai perdere di vista il cellulare.

Tra gli stressor esterni potremmo annoverare fattori come una perdita, un cambiamento, un lutto, fattori ambientali come i rumori, o l’uso di droghe, fumo e alcool.

Come ogni persona è più sensibile a certi stressor piuttosto che ad altri, allo stesso modo ognuno reagisce allo stress in maniera propria, arrivando anche a sperimentare sintomi fisici, comportamentali ed emotivi come nausea, tensione muscolare e affaticamento, ritiro sociale, evitamento, costante stato di allerta, conflitti interpersonali, scoppi d’ira, aumento di comportamenti di controllo, cambiamento nel modo di mangiare e di bere, difficoltà di concentrazione, pensieri ricorrenti, ansia, sentimenti di sfiducia e senso di impotenza...

Queste sono solo alcune delle possibili reazioni a situazioni stressanti e, come scrivevo, ognuno di noi vive e reagisce allo stress in maniera propria.

LA PELLE COME CANALE COMUNICATIVO E RELAZIONALE: LA DIMENSIONE SOCIALE E PSICOLOGICA NELLA PSORIASI

La pelle rappresenta un delicato involucro che, nello stesso tempo, ci separa e ci connette a ciò che ci circonda. In relazione al senso del tatto, essa contiene una vasta gamma di sensori che ci permette di discriminare il gran numero di stimoli che provengono dal mondo esterno.

Tutte le forme di tatto infatti, dai più delicati movimenti di un singolo pelo alla più forte pressione sulla carne, sono registrati dai sensori della pelle. Il tatto è il primo dei sensi a comparire nel feto, e continua a sostenere lo sviluppo del neonato anche dopo la nascita grazie al contatto pelle-pelle tra madre e bambino.

Appare quindi evidente come il sistema epidermico e il tatto siano condizioni essenziali per la vita e la relazione.

La percezione della pelle va però ben oltre il tatto in senso stretto, e si estende a tutta una serie di esperienze sensoriali qualitativamente differenti. Incredibilmente irrorata e innervata lungo tutta la sua superficie, la pelle rappresenta uno straordinario sistema di comunicazione e informazione da e verso il mondo esterno.

PERCHÉ LA PSORIASI PROVOCA STRESS

In definitiva si tratta di un canale fondamentale di conoscenza, maturazione, protezione e differenziazione.

La pelle ha il compito di difenderci ma non isolarci, differenziarci senza farci sentire soli, metterci in contatto col mondo senza esserne soverchiati o farci sentire nudi e indifesi.

La pelle è quindi una nostra alleata, sia nelle relazioni con l’esterno, sia nel rapporto con noi stessi. O così almeno dovrebbe essere.

Purtroppo, per chi soffre di patologie come la psoriasi, questo non è sempre vero. Infatti, le manifestazioni e l’estensione delle lesioni cutanee possono avere una ricaduta negativa a livello psicologico, generando vissuti depressivi, di disagio e vergogna, arrivando a intaccare l’immagine di sé e la propria autostima, e portando finanche al ritiro sociale e all’isolamento.

Spesso il disagio fisico dovuto ai sintomi cutanei è descritto come meno forte di quello dovuto allo stigma sociale.

Diventa allora importante affidarsi a uno specialista o a un’equipe che, oltre a tenere sotto controllo la malattia e a migliorarne il decorso clinico, diano la giusta attenzione alle componenti psicologiche e relazionali di una patologia che non può essere considerata meramente una malattia della pelle.

È quindi importante adottare un approccio olistico che consideri la persona nella sua interezza, e che questa assuma un ruolo attivo nel processo di cura.

Se pensiamo infatti alla pelle come a un contenitore, non possiamo certo trascurare il suo contenuto, ovverosia l’individuo nella sua globalità, che non si esaurisce nella componente bio-medica ma include, tra le altre, la dimensione sociale e quella psicologica, di cui la percezione di sé e le relazioni con gli altri fanno parte.

Considerato che, nelle patologie come la psoriasi, queste dimensioni possono essere alterate, è importante tenerne conto al fine di prendersene cura e migliorarle.

Se da una parte è doveroso accogliere le difficoltà, dall’altra è fondamentale valorizzare le risorse del singolo per far sì che la pelle torni ad essere un alleato e non un nemico.

Non lasciatevi definire dalla vostra malattia: voi siete molto altro!

APPROFONDIRE LA CONOSCENZA DI SÉ STESSI PER RIDURRE LO STRESS

Fatte queste premesse, ti voglio invitare a prenderti un po’ di tempo per osservarti:

Che cosa provoca stress in te?

Quali sono le tue reazioni allo stress?

Ascoltarsi e rispondere a queste domande aumenta la consapevolezza e la conoscenza di sé, fattori molto importanti perché se siamo in grado di riconoscere le situazioni stressanti, saremo allora maggiormente in grado di anticiparle, evitarle là dove possibile, mitigarle, e preparaci ad affrontarle.

Conoscere noi stessi significa anche sapere come si manifesta lo stress in noi, e riconoscere la presenza di quelle manifestazioni è un’informazione utile perché ci suggerisce che probabilmente qualcosa in quel momento va modificato.

È bene poi ricordare che lo stress non è una condizione assoluta, ma è piuttosto il risultato della nostra percezione, del significato che gli attribuiamo e della considerazione che abbiamo di noi e delle nostre risorse.

Ti lascio quindi con qualche altra domanda su cui riflettere, se ti va:

Riesci a cambiare punto di vista e trovare altri significati a ciò che stai vivendo?

Stai forse sottovalutando le tue capacità nell’affrontare questa situazione, le risorse e le opzioni che hai a disposizione?

Fermarsi un attimo ed entrare in intimo ascolto di sé, è già un passo importante per ridurre lo stress.

Fonti

1. Lazarus RS, Folkman S. Stress, appraisal and coping. New York: Springer; 1984.

2. Selye H. Stress senza paura. Milano: Rizzoli; 1976.

ALTRI STRUMENTI PER CONTRASTARE LO STRESS

Di seguito alcuni altri suggerimenti per ridurre l’impatto dello stress.

ATTIVITÀ FISICA

Fare dell’esercizio fisico è di enorme aiuto poiché contribuisce a un maggiore rilascio di endorfine, che contrastano lo stress. Per chi è affetto da psoriasi, poi, rappresenta un’efficace strategia per combattere sovrappeso e disturbi cardiovascolari, che spesso si associano a questa patologia. La possibilità di fare dell’attività all’aria aperta, esponendosi moderatamente ai raggi solari nelle ore meno calde, inoltre, rappresenta un ulteriore vantaggio per chi ha la psoriasi, riducendo l’entità e la diffusione delle lesioni cutanee.

GESTIONE DELLE EMOZIONI

Imparare ad ascoltare sé stessi e a gestire le proprie risposte emotive, senza rimanerne sopraffatti, è un passo importante per la salute e il benessere psicofisico.

Spesso abbiamo l’idea di dover combattere, negare o reprimere le nostre emozioni – soprattutto quelle negative – pensando che sia un modo efficace per mantenere il controllo. Ma solo ascoltando e accettando i nostri stati interiori possiamo imparare a conviverci.

L’aiuto di uno psicoterapeuta o di percorsi di conoscenza di sé può fornire un valido sostegno.

Anche mantenere un atteggiamento realistico e positivo è importante per affrontare nel modo giusto le difficoltà.

MEDITAZIONE

Imparare a meditare, e dedicare a quest’attività dai 15 ai 30 minuti al giorno, è risultato di grande aiuto nella riduzione degli stati di stress.

Esistono molti modi diversi per meditare e ciascuno può individuare quello che maggiormente si adatta alla propria persona. Gli aspetti comuni in tutte le tecniche di meditazione sono:

  • la pratica in un momento e luogo di quiete, possibilmente in una posizione comoda;
  • la focalizzazione sul presente, su ciò che è nel qui e ora;
  • un atteggiamento privo di giudizio rispetto ai vissuti (pensieri, emozioni o sensazioni) che emergono;
  • la focalizzazione su alcuni aspetti del momento presente (corpo, musica, parole, movimento ecc.).

ALIMENTAZIONE1,2

Una dieta sana può contribuire a contrastare l’impatto dello stress sul corpo, riducendone lo stato infiammatorio e rinforzando il sistema immunitario.

È dimostrato che alcuni alimenti producono sull’organismo un maggiore effetto infiammatorio: latte intero, burro, formaggi, carni rosse, zuccheri, glutine, cibi troppo grassi o raffinati rientrano in questa categoria e andrebbero limitati. Un adeguato apporto di vitamine (del gruppo B, C e D), di magnesio, di omega-3, di probiotici, di verdure, di alimenti fermentati e cereali integrali, invece, è di grande aiuto nella prevenzione dell’infiammazione.

CHIEDERE UN AIUTO PROFESSIONALE

Lo stigma sociale, l’imbarazzo, l’impatto della psoriasi sulla propria percezione di sé (pensiamo ad esempio a chi ha lesioni visibili su viso e mani) possono essere fattori estremamente difficili da gestire, oltre al fastidio o al dolore provocato dalle lesioni cutanee.

Avvalersi dell’aiuto di uno psicologo, di uno psicoterapeuta, di gruppi e programmi di sostegno o focalizzati sul potenziamento delle proprie risorse, può essere di grande supporto per la gestione delle ricadute psicologiche ed emotive della psoriasi.

Accrescere le proprie capacità personali e sociali inoltre rappresenta un valido strumento di prevenzione rispetto allo sviluppo di disturbi depressivi o ansiosi, spesso associati alla psoriasi.

ORGANIZZARE IL TEMPO

Imparare a organizzare il proprio tempo, stabilendo delle priorità per le diverse attività, è importante per ridurre il carico di stress e coltivare il proprio benessere quotidiano. È consigliabile includere nella pianificazione del proprio tempo libero:

  • momenti di cura per sé stessi;
  • momenti di svago (attività piacevoli e hobbies);
  • il giusto sonno e riposo;
  • occasioni per coltivare le relazioni e gli affetti.

Essere capaci di dedicare il giusto spazio ai diversi aspetti e alle diverse mansioni giornaliere, superando magari pigrizia e noia, è un’ottima strategia per sentirsi meglio con sé stessi e con gli altri.

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Fonti

1. Diallo M. Psoriasis Epidemiology. J Clinic Case Reports 2012; Vol. 2.

2. Marcason W. What is the anti-inflammatory diet? J Am Diet Assoc 2010; 110(11): 1780.